I muri a secco di Tiviei e Polvirara raccontano la fatica dell’uomo
L’arte di costruire i muretti a secco è stata inserita nel novembre 2018 dall’UNESCO nella lista degli elementi immateriali dichiarati Patrimonio dell’umanità. Sembrerebbe una contraddizione in quanto non c’è niente di più materiale delle pietre, ma l’UNESCO tutela non tanto i muretti, quanto l’abilità manuale per erigerli, una sapienza antica che si sta perdendo. Tali strutture testimoniano metodi e pratiche usate dalla gente dalla preistoria fino ai nostri giorni per organizzare gli spazi di lavoro ottimizzando le risorse locali umane e naturali. Hanno un ruolo vitale nel prevenire frane, alluvioni e valanghe e nel combattere l’erosione e la desertificazione, promuovendo la biodiversità e creando adeguati microclimi per l’agricoltura.
L’arte (faticosa) di porre pietra su pietra
I muretti sono sostanzialmente di 2 generi: quelli autoportanti usati per delimitare appezzamenti, recinti per le greggi oppure in funzione frangivento e quelli addossati al terreno, che sostengono spesso il taglio dei versamenti troppo ripidi e hanno reso abitabili per secoli le terre di montagna. Questi ultimi si trovano anche sul pianoro di Tiviei; sono costruiti ponendo due file di pietre sagomate sul lato esterno e interno del muro, e riempiendo lo spazio tra queste due file con pietre più piccole e materiale di risulta, mentre la parte retrostante è riempita di materiali di drenaggio. Sono delle strutture perfettamente sostenibili poiché costruite con i materiali a disposizione sul terreno: rocce sedimentarie, conglomerati dalle forme arrotondate, ciottoli di fiume ma anche materiali “di scarto” come mattoni, stipiti e gradini in pietra.
Grazie al loro sistema di costruzione hanno una flessibilità sconosciuta al cemento poiché si adattano ai cedimenti del terreno e agli spostamenti dovuti alle radici delle piante. Si adattano al terreno, lo drenano o sostenengono terrazzamenti e mulattiere. Spesso sono inclinati perso l’interno per contrastare le spinte del terreno; le pietre sono messe a cavallo tra loro, le più pesanti in basso, e ci vuole tutta l’abilità pratica del costruttore per sceglierle e posarle avendo cura di disporre la faccia più regolare all’esterno. La chiusura nella parte alta è fatta con pietre larghe e piatte, che possono funzionare da camminamento e si legano al terreno retrostante di riporto.
Grazie a muretti e terrazzamenti si riesce ad attenuare la pendenza dei versanti fino a 35 % accrescendo la profondità del suolo coltivabile e rallentando l’erosione delle acque meteoriche. Contemporaneamente i muretti sono colonizzati da animali, insetti, piccoli mammiferi, serpenti, ma ho visto anche tane di tassi e nidi di cince. Numerose sono anche le specie botaniche, dapprima muschi e licheni tra le fessure che aprono la strada alle altre piante tra cui le sassifraghe e l’edera, una flora particolare che contribuisce così al mantenimento della biodiversità.
I muretti sono generalmente una opera collettiva e il loro valore dipende non tanto dal singolo manufatto quanto dal loro insieme, un sistema complesso che previene il dissesto idrogeologico e crea terreni coltivabili anche in alta montagna poichè aumenta l’irraggiamento solare anche di un 30%.
I muretti che sostengono i terrazzamenti non sono gli unici elementi costruiti in pietra a secco del paesaggio, ad essi si possono aggiungere pozzi e cisterne per l’acqua, sentieri e mulattiere lastricate, tutti presenti in Tiviei. Formano, secondo Donatella Murtas, «un patrimonio capillare e diffuso, che ben si sposa con una dimensione quotidiana» particolarmente adatta al turismo lento, caratteristico della nostra regione.
Manutenzione e sapere manuale … cercasi
I muri a secco però stanno scomparendo per mancanza di manutenzione e manodopera specifica, cui si aggiungono fenomeni molto ben conosciuti come l’invecchiamento e lo spopolamento delle zone montane. Il bosco sta prendendo rapidamente possesso dei terrazzamenti, come avviene un po’ dappertutto, il crescere incontrastato delle piante scalza le pietre e la pressione del terreno imbibito d’acqua può determinarne lo spanciamento e la rottura. D’altronde i territori terrazzati sono posti in gran parte in zone marginali dal punto di vista economico e demografico, la loro scomparsa rischia però di manomettere il paesaggio e l’ambiente naturale tanto che la regione FVG che ha varato misure e contributi per il recupero dei muri a secco. L’art. 34 della L.R.16/2008 cita espressamente le manutenzioni ordinarie e straordinarie dei muretti a secco costruiti in pietra locale nelle zone svantaggiate del PSR «purché le stesse siano eseguite ove esistano segni evidenti della preesistenza dei muretti, non superino l’altezza massima di metri 1,50 e comunque siano eseguite senza alterazioni al tracciato, alla sagoma, alle dimensioni e alla tipologia del materiale originale e senza leganti di qualsiasi natura.»
Anche in Friuli Venezia Giulia le aree terrazzate sono abbastanza diffuse soprattutto nella riviera triestina, nel Carso, nella zona pedemontana ai piedi delle Alpi e anche in quella montana, dove però mancano del tutto studi specifici, presenti solo per la zona di Artegna e Gemona.
La mia osservazione, studio mi sembra ancora una parola grossa, dei muretti a secco nasce per caso, un abete caduto sul tetto di casa durante la tempesta Vaia il 28 ottobre 2018 a Forni di Sopra in località Polvirara. Il taglio degli alberi sul pendio retrostante mi riserva le sorpresa di scoprire una trama di piccoli e bassi muretti a secco, distrutti solo in parte dalla caduta dei tronchi e molto di più dalle radici e dalla crescita incontrollata della vegetazione. Osservando il cumulo delle pietre noto alcuni angolari lavorati: narrano una storia di fatica che non merita di essere dimenticata, comincio a pormi delle domande sulla funzione di quei muretti ignorati finora e penso che meriterebbero essere salvati, anche perché la loro funzione di consolidamento del terreno e drenaggio delle acque è assolutamente indispensabile. Purtroppo però Bertino, la cui famiglia lavorava la pietra, non può più aiutarmi e nessuno conosce le antiche tecniche, così mi iscrivo al corso dell’Ecomuseo delle acque e dal primo giorno capisco subito che per me costruire un muretto è quasi una missione impossibile: troppo vecchia, poca forza, nessuna conoscenza del taglio delle pietre, nessuna pratica del mestiere.
Questo articolo nasce, dunque, dai disastrosi tentativi pratici, dalle molte elucubrazioni teoriche sul tema, dalla osservazione del territorio e dalla consapevolezza della bellezza e funzionalità dei muretti a secco. Ciò che è funzionale è anche bello pensavano a ragione i razionalisti e nella nostra regione sono ancora numerosi i paesaggi terrazzati e i muretti a secco da conoscere, da riscoprire e, purtroppo, da costruire e riparare.
I muretti a secco di Polvirara e Tiviei: una storia da raccontare
Tutti da studiare sono i terrazzamenti della zona montana, spesso compromessi dall’inesorabile avanzare del bosco.
Mi sono concentrata sull’osservazione del territorio di Forni di Sopra in particolare della località Polvirara, dove le lastre di pietra disposte obliquamente permettano un lavoro più facile per il loro distacco, e Tiviei. Tagliando gli alberi, ho osservato che tutto l’erto pendio era tagliato da bassi muretti a secco, prima nascosti dalla vegetazione e oggi fortemente rovinati. Questa era la zona in cui fino agli anni ’40 si trovavano le cave di pietra di Forni usate per realizzare gli stipiti dei portoni del paese, con risultati di buon livello nell’Albergo all’Ancora, per erigere monumenti come quello dei Caduti di Ampezzo, per ricavare le lastre del basamento del Tempio Ossario di Udine nei tardi anni ’30. Già in questo lavoro si constatò la cattiva qualità della pietra, tanto da abbandonare le cave, di cui ancora negli anni ’90 si potevano vedere alcune tracce, e tutto il terreno fu in breve ricoperto dal bosco. Tuttora sopra il prato di Tiviei si notano i pochi resti coperti da vegetazione di una cava, dove una ventina di anni fa avevo anche notato un carrello per il trasporto del materiale.
L’esistenza di un substrato lapideo quasi in superficie potrebbe spiegare la strage di alberi in questa zona causata dalla tempesta Vaia, cresciuti troppo in altezza e con radici superficiali. degli abeti non erano più in grado di reggere. Ma adesso che fare? Il terreno in forte pendenza e sassoso va messo in sicurezza e l’idea di ricostruire i muretti a secco in fondo mi sembrerebbe giusta. Dall’esame dei tratti rimasti, spesso interrotti spesso dalle radici degli alberi, non si tratta di muri di contenimento, ma di muretti bassi da 50 a 70 cm. probabilmente creati per drenare il terreno, che spesso è dilavato dalle forti piogge. Lo dimostrerebbe l’esistenza di una serie di muretti paralleli costruiti proprio sugli scoli delle acque piovane. Esistono tuttavia anche muretti molto piu alti (fino a 1.5 metri), spesso angolari e robusti poiché servivano a delineare i confini dei terreni, formando anche muri di contenimento per le mulattiere che attraversavano il versante portando ai vari stavoli, di cui ora restano solo malinconici cumuli di pietra, spesso lavorate. Salendo poi verso il pian di Tiviei ho notato che anche qui esistono numerosi manufatti in pietra: intorno ad alcuni stavoli abbandonati o riattati si notano ancora dei terrazzamenti con dei muretti che delimitano superfici una volta coltivate con alberi da frutto e piante orticole. Per unire le varie case si notano ancora le vie lastricate in pietra, le rampe in lastra di pietra che portavano alle scale in legno, le mulattiere fiancheggiate da muretti a secco in rovina, persino una cisterna in pietra per l’acqua. Un sistema di muretti e terrazzamenti in stato di degrado, cui si cerca di porre rimedio con l’uso del cemento, che aggrava spesso la situazione, eppure le antiche pietre lavorate sarebbero lì a disposizione poco distanti.
Sarebbe il caso di recuperare tutte le pietre divelte in una prospettiva di riutilizzo, soprattutto le pietre angolari così bene sagomate parlano della fatica di intere generazioni passate. In ogni muretto a secco e terrazzamento scrive Giantonio Stella si leggono «pietra su pietra, goccia su goccia di sangue e sudore» le vicende degli abitanti senza storia.
Gabriella Bucco
Gallery
Plan di Tiviei
Plan di Tiviei La cisterna
Plan di Tiviei a sx l angolo dello stavolo e a dx la cisterna
Plan di Tiviei apertura per il fumo
Plan di Tiviei basamento dello stavolo
Plan di Tiviei basamento di uno stavolo in restauro
Plan di Tiviei dagli stavoli parte il troi
Plan di Tiviei i muretti a secco che contenevano il troi
Plan di Tiviei imboccatura della cisterna
Plan di Tiviei la vecchia cava
Plan di Tiviei lastricato antico stavolo sec XVIII
Plan di Tiviei lo stavolo dopo 30 anni
Plan di Tiviei mulattiera per malga Montemaggiore muretti a secco e cementati
Plan di Tiviei mulattiera per malga Pramaggiore muretti a secco dopo il Vaia
Plan di Tiviei mulattiera per malga Pramaggiore muretto restaurato con cemento
Plan di Tiviei mulattiera per malga Pramaggiore vecchi muretti a secco a sostegno
Plan di Tiviei mulattiera per malga Pramaggiore vecchio muretto a secco a sostegno 2
Plan di Tiviei mulattiera per malga Pramaggiore vecchio muretto a secco a sostegno
Plan di Tiviei muretti a secco contenevano le mulattiere
Plan di Tiviei muretti a secco lungo i troi e sul pendio
Plan di Tiviei muretti a secco lungo il l pendio
Plan di Tiviei muretti a secco per uso agricolo
Plan di Tiviei muretto a secco di terrazzamento
Plan di Tiviei muretto scalzato da un nocciolo
Plan di Tiviei muri di contenimento e confine
Plan di Tiviei muro alla tedesca nello stavolo XVIII
Plan di Tiviei qui c era uno stavolo con i suoi gradini
Plan di Tiviei qui c era uno stavolo con le belle pietre dello stipite
Plan di Tiviei qui c era uno stavolo
Plan di Tiviei roccia tagliata a scalini
Plan di Tiviei scalinata
Plan di Tiviei sentiero con muretto a secco
Plan di Tiviei stavolo XVIII A vana protezione dal cemento
Plan di Tiviei stavolo rudere
Plan di Tiviei stipite di porta
Plan di Tiviei stipite lavorato
Plan di Tiviei terrazzamenti 2
Plan di Tiviei terrazzamenti muretti con pietre di dissodamento
Plan di Tiviei terrazzamenti
Plan di Tiviei vecchie pietre e nuovo cemento
Polvirara
Polvirara cava
Polvirara muretti di confine e contenimento 2
Polvirara muretti di confine e contenimento 3
Polvirara muretti di confine e contenimento 4
Polvirara muretti di confine e contenimento
Polvirara muretti di confine
Polvirara muretti dopo il Vaia
Polvirara un angolo dissestato
Varie
Chi abita il muretto
Scalzato alla base e incementato il muro inizia a cedere
Una piere dall ont un contenitore per il burro fuso in una epoca senza frigoriferi
Bibliografia
- Gabriella Bucco, Gli scalpellini di Forni di Sopra: note tra storia e artigianato, in “Sot la Nape” a. XLII, n. 2 ( giugno 1990) .pp. 5-22.
- Legge Regione FVG 5.12.2008 n. 16.
- Donatella Murtas, Pietra su pietra. Costruire, mantenere, recuperare i muri in pietra a secco, Pentagora, Savona 2015.
- Gabriella Bucco, Il tempio Ossario di Udine, collana Monumenti storici del Friuli n. 72, Deputazione di Storia patria per il Friuli 2016.
- Un mondo di paesaggi terrazzati. Mostra fotografica itinerante ottobre 2016.
- Paesaggi terrazzati: scelte per il futuro. Atti del terzo incontro mondiale a cura di Franco Alberti, Angelica dal Pozzo, Donatella Murtas, Maria Angelica Salas, Timmi Tilmann, ottobre 2016, Regione Veneto 2018.
- F. Milanesi, I muretti a secco sono Patrimonio dell’Umanità Unesco, in Qui Touring 28.11.2018.
- Gian Antonio Stella, Muretti a secco, il sudore si fa arte, “Corriere della Sera” 29.11.2018).
- Arte e cultura contadina unite in una frazione di Moggio udinese, in Il Friuli 19.09.2019.
- Gabriella Bucco, Muri a secco. I paesaggi terrazzati raccontano la fatica dell’uomo, in “Tiere Furlane”, n.31 (maggio 2020), a.12 n.1, pp. 122-128.
- <www.montanevie.it>
- <www.sentierinatura.it>
- <www.accademiamontagna.tn.it>
- <www.ecomuseodelleacque.it>