Il 30 agosto 2025, presso l’Azienda Agricola S. Maggiore di Pissignano (Colloredo di Monte Albano, Udine), ospiti della “Festa dell’Impasto”, si sono svolti due incontri dedicati alla letteratura. Il pomeriggio è cominciato con la letteratura ceca. La presidente della nostra A.P.S., Anna Maria Perissutti, ha presentato le opere del grande scrittore ceco Bohumil Hrabal che, nei terribili anni del comunismo, ha dato vita a un universo narrativo unico, attraverso un linguaggio vivo, sgrammaticato e poetico. Quella di Hrabal è una scrittura che trasforma la quotidianità in epica umana e dà voce agli emarginati, ai pábitelé, secondo un neologismo coniato dall’autore, ossia agli “stramparloni”, tra i più riusciti protagonisti delle sue prose. Potremmo definire queste figure come incarnazioni della lingua stessa, dal momento che creano il proprio mondo parlando, agiscono narrando, vivono in quanto racconto. Tra le opere più note del grande autore ceco, raccolte in italiano nel volume delle Opere scelte pubblicato dai Meridiani Mondadori nel 2003, troviamo Lezioni di danza per principianti e avanzati; Treni strettamente sorvegliati; La cittadina dove il tempo si è fermato; La tonsura; Ho servito il re d’Inghilterra; Inserzione per una casa in cui non voglio più abitare; Un tenero barbaro e l’indimenticabile Una solitudine troppo rumorosa.

Riproduzione di una foto dell’autore tratta dalla copertina delle Opere scelte, Mondadori 2003.
Riproduzione di una foto dell’autore tratta dalla copertina delle Opere scelte, Mondadori 2003.

L’incontro è proseguito con l’intervento di Carmine Albini, dottorando del corso di dottorato internazionale in Studi germanici e slavi, sede di Praga, che, dialogando col filosofo Igor Peres, ha illustrato la sua ricerca, dedicata all’opera il “Viandante zoppo” (1936) del grande pittore, grafico, illustratore e poeta ceco Josef Čapek, morto nel campo di concentramento di Bergen Belsen all’inizio di aprile del 1945, a pochi giorni dalla liberazione. Il viandante dell’opera di Josef Čapek, opera ibrida a metà tra saggio filosofico e insieme di aforismi, avanza zoppicando e riflette sulla vita, dando vita a un testo interessantissimo, denso, ricco di riflessioni e suggestioni attuali anche per il lettore contemporaneo. Il testo si muove per frammenti, per deviazioni, per sconnessioni strutturate, quasi fosse esso stesso una camminata incerta, un collage claudicante di osservazioni, sogni, memorie, dialoghi, pensieri non finiti. Il protagonista – che è e non è un “personaggio” – non cammina tanto nello spazio, quanto nella lingua, ed è proprio il linguaggio a zoppicare con lui. In questa forma di scrittura, la prosa di Čapek si fa metafisica, autocritica, lirica e cronachistica al contempo. L’autore scrive come chi annota mentre si perde, e proprio nel perdersi produce sapere. La narrazione non costruisce una linea, ma una rete, una mappa instabile, piena di vuoti e di echi. Il messaggio di Čapek, ha spiegato Albini, è straordinariamente attuale e senza tempo: nell’era dei media digitali, in cui tutto dovrebbe funzionare senza intoppi e in modo automatico, la figura del viandante zoppo appare quasi “scandalosa” e incomprensibile. Lo “zoppicare” si fa metafora della fallibilità e della passibilità dell’uomo (in quanto uomo e non automa), dell’uomo nella sua eccentricità, che vaga, che deve continuamente superare i propri limiti e ricostruirli, che inciampa, che cerca e ritorna, un uomo che sa che la vita deve avere un senso e una sostanza. Il pomeriggio è poi proseguito con la presentazione del libro Il figlio della Lupa (Ed. Bottega Errante, 2022), per voce degli autori Francesco Tomada e Anton Špacapan Vončina, moderati dal bravo Luca Meneghesso. Con questo libro ci siamo spostati nel villaggio sloveno di Čepovan durante il regime fascista (1931): i brani letti da Tomada hanno mostrato la violenza e la quotidianità del regime fascista, la fatica di resistere ai soprusi, la tentazione di cedere, la frattura che si apre nelle famiglie, nelle amicizie, nel futuro.

Foto della copertina del libro di F. Tomada e A. Špacapan Vončina, il Figlio della Lupa, Bottega Errante, 2022.
Foto della copertina del libro di F. Tomada e A. Špacapan Vončina, il Figlio della Lupa, Bottega Errante, 2022.

Un pomeriggio intenso, vissuto all’insegna della letteratura, che anche a distanza di anni si dimostra capace di emozionare, ferire, commuovere, restituire il senso degli avvenimenti storici e il loro impatto sulle vite individuali, facendoci capire quanto sia importante ricostruire i fili della memoria, guardare la grande storia dalle molteplici prospettive dei singoli individui, come in un quadro cubista del nostro Josef Čapek.

Riproduzione del quadro di J. Čapek, Nube, 1933.
Riproduzione del quadro di J. Čapek, Nube, 1933.
Riproduzione del quadro di J. Čapek, Desiderio, 1939.
Riproduzione del quadro di J. Čapek, Desiderio, 1939.

Grazie a Igor Peres del Circolo Arci BarSport APS che ha organizzato l’evento e ci ha ospitato nella cornice della “Festa dell’impasto“