Anselmo Perissutti “Moret” (Il bisnonno fra 800 e 900)
Anselmo Perissutti nasce a Forni nel 1842 da Giovanni Maria (1801 - 1878) e da Clerici Maria “Michiel” (1802 - 1848) restando orfano della madre a soli sei anni. Dal suo manoscritto contabile, un brogliaccio in bella calligrafia ma in cattivo stato di conservazione e occasionalmente ritrovato nella casa di Polvirara, si riconoscono cinque fratelli: Maria, Margherita e Benvenuta, Osualdo e GioBatta. Intorno ai venticinque anni sposa la coetanea Anna Cella e dal matrimonio nascono tre figli: Giovanni Maria (1869 - 1912), Maria (1870 - 1912) e Angelo (1872 - 1878) che morirà all’età di sei anni, in assenza del padre, emigrato. (L’anno successivo viene annotata la restituzione della spesa per il funerale, sostenuta dal fratello Osualdo). Muore a Forni il 26 Febbraio 1911, all’età di 69 anni, data confermata dalla denuncia di successione presentata dai figli e conservata insieme al materiale ritrovato.

Non vi è traccia invece di alcun accenno alla causa del decesso, che comunque deve essere intervenuto in modo assai repentino; il nonno Anselmo continuerà a riportare le annotazioni delle sue attività fino alla fine. Insieme al “manoscritto” è stata ritrovata l’unica sua immagine esistente, richiesta ad uno studio fotografico di Chatillon sur’ Seine, cittadina francese frequentata più volte durante le sue emigrazioni stagionali.

La figura del bisnonno Anselmo
Il “brogliaccio ritrovato” che copre quasi l’intera sua esistenza, aiuta non poco a comprendere la personalità del “nostro avo”. Il Nonno era diventato tagliapietra e per i giovani del suo tempo l’emigrazione all’estero, specialmente quella stagionale, era un destino quasi segnato. Partivano in primavera per i vari paesi europei: Francia, Austria, Svizzera e altrove, rientrando ad autunno avanzato, dopo la chiusura dei cantieri. Lo troviamo in Francia a Chatillon sur Seine e a Noiron in Borgogna, come a Brannenburg in Baviera, ancora a Diesendorf in Svizzera, tutte località da cui annotava le rimesse postali nelle varie valute alla famiglia. Anche durante le soste invernali la sua attività era molto intensa, praticando di fatto tutti i mestieri possibili. A richiesta riparava e costruiva slitte di legno per i trasporti più vari (erano le “bichinas” con o senza i sostegni del carico, cioè i “lusics”); veniva cercato per occuparsi delle cucine dell’epoca, utilizzando la pietra refrattaria (il “‘saldan” di colore vinato) forniva pietra lavorata per scalini e portali, oltre che numerosi altri servizi. La presenza della neve sviluppava inoltre tutti i tipi di trasporto: dal fieno al legname, dai materiali da costruzione ai tronchi, che venivano avvicinati dai boschi alla segheria ecc. Molto impegno lo richiedevano anche le case della famiglia. C’era la casa originaria in Chia di Bisar, ma anche la quota in comproprietà della Casa del Bor e la lontana casetta di Poas verso il Mauria, che assicurava legna e fienagione. Successivamente si aggiungerà a tutto ciò la proprietà di Polvirara, acquistata intorno al 1894 dagli eredi di Pavoni Francesco “Boemo”, che richiederà molto impegno sia per l’ampliamento dell’abitazione esistente che per il miglioramento dell’intero fondo. Di fatto “Polvirara” rimarrà la sua eredità più significativa e che per molto anni diventerà anche il punto di riferimento di tutta la sua discendenza. Terminato il periodo dell’emigrazione, il bisnonno avrà modo di dedicarsi anche ad altre attività. Per un decennio, fra il 1890 ed il 1900 si occuperà della Società Operaia Artistica Fornese, che fra i suoi compiti praticava anche l’attività di mutuo soccorso fra i Soci. Il piccolo Ente sarà liquidato e il ricavato di L. 200 versato sul libretto della Cassa di Risparmio, insediatasi di recente in paese. Insieme con i fratelli, farà anche parte dei Soci Fondatori sia della Cooperativa di Consumo, che della Società Idroelettrica.
Luglio 2022
Gianluigi
(un bisnipote riconoscente)