Nel 1897 il Consiglio Comunale di Forni di Sopra pensò di sostituire il nome di Forni con quello di Pietraviva, per pubblicizzare l’estrazione e la lavorazione della pietra locale. Quell’artigianato iniziato nel 1776 con il campanile di Cella finì nel 1950. Dato che le cave si trovavano a Polvirara, confinante con il nostro prato di Tiviei abbiamo deciso di raccontarne la storia. Punto di ritrovo al Museo della Casina dal Vic, l’antica latteria (una storia che racconteremo) dove una stanza è dedicata ai lapicidi di Forni, ai loro manufatti (cippi, piere dall’ont, monumenti funebri, infissi in pietra) e ai loro strumenti: scalpelli, martelline, bocciarde. Timilin, l’autore del museo, ci ha fatto vedere gli antichi pavimenti in lastre di pietra estratte non solo da Polvirara, ma anche da Val di Laur. A differenza dei conglomerati tufacei della bassa val Tagliamento, la pietra di Forni compatta e simile al marmo di Carnia estratto a Verzegnis era ricercata per l’intaglio. Il suo colore aveva tutte le sfumature di grigio dal chiaro allo scuro ardesia e al nero, esisteva però anche il rosa di Val di Laur. La pietra si presentava talora a strati, abbiamo spiegato come si lavorava in inverno e fosse trasportata su slitte. Noterete che costituisce i pavimenti di tutte le nostre chiese, di numerose case signorili e persino degli stavoli. Poi ci siamo avviati lungo l’antica strada comunale «del molino e della Madonna» con riferimento al sacello campestre della Madonna della Salute, abbattuto per far posto alla chiesa attuale eretta tra il 1849 e 1852. Ci siamo fermati sotto il suo porticato sorretto da colonne monolitiche scavate in Val di Laur e qui lavorate insieme ai basamenti delle mura, al pavimento lapideo, agli infissi e alle belle acquasantiere. Infatti la chiesa fu costruita proprio qui non a caso, si scelse la confluenza dell’antica strada con il nuovo asse viario per pieve di Cadore attraverso il passo Mauria, dichiarata strada nazionale nel 1886. Secondo il geografo Olinto Marinelli determinò un generale miglioramento edilizio del paese e un notevole incremento dei lavori in pietra lavorata evidente nei numerosi portoni delle case in pietra che andarono a sostituire quelle in legno.
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